IL MOTORIDUTTORE
Nuova Kiwi inizia a produrre e progettare il suo primo motoriduttore nel 1981, per poi ampliare velocemente la sua gamma nel corso degli anni successivi. Anche nel periodo in cui la situazione economica metteva maggiormente alla prova le aziende italiane, Nuova Kiwi ha voluto tenere fede alla sua volontà di ricerca e sviluppo all’interno della sua azienda, realizzando e controllando scrupolosamente i propri prodotti prima che questi raggiungessero il cliente finale. La realizzazione di un dispositivo che soddisfi il mercato finale passa anche attraverso un sistema di gestione interno scrupoloso e attento, progettato seguendo la norma internazionale per i Sistemi di Gestione per la Qualità ISO 9001:2015.
Come nasce e qual è la sua funzione?
Il motoriduttore è il risultato dell’accoppiamento tra un riduttore di velocità e un motore. Al suo interno la parte chiamata riduttore, grazie agli stadi di riduzione a ingranaggi, trasmette il moto dell’albero di ingresso all’albero di uscita, lavorando quindi come una sorta di commutatore di velocità e coppia.
Storicamente, si può affermare che gli ingranaggi venivano usati fin dagli antichi Greci ed erano costruiti in metallo o in legno. Erano certamente componenti molto più rudimentali di quelli che vediamo oggi all’interno di un moderno motoriduttore e di solito venivano accoppiati per la trasmissione del moto circolare. Il motore elettrico, invece, viene realizzato nel 19° secolo, e richiedeva riduttori composti da ingranaggi metallici. La progettazione del riduttore è di fondamentale importanza, in quanto determina quale tipo di carico questo apparecchio può sostenere. Nella maggior parte dei casi, ad esso viene chiesto di restituire una velocità in uscita minore rispetto a quella in entrata, ma nulla vieta di ottenere un incremento della velocità del motore. Tra le caratteristiche tecniche da tenere ben presenti nella scelta del motoriduttore ci sono quindi la velocità di uscita, il ciclo di lavoro e la coppia. Un altro aspetto che può assumere importanza nelle fasi di scelta riguarda la struttura della carcassa che alloggia gli ingranaggi: viene infatti proposto un apparecchio con guscio in materiale plastico o in materiale metallico, e la scelta può variare a seconda del suo utilizzo finale.
Quali tipologie di motoriduttore si incontrano nel nostro sito?
- Ad assi paralleli 6÷24V DC: in questa tipologia vengono impiegati ingranaggi a denti dritti o elicoidali, che si possono considerare generati dal prolungamento di una sezione lungo un asse perpendicolare al piano stesso. La ruota dentata risulta piatta, l’asse dei denti si proietta radialmente dal centro di rotazione dell’ingranaggio e le creste dei denti decorrono trasversalmente al piano di rotazione e parallelamente tra loro.
- Epicicloidale 6÷24V DC: nel riduttore di questa tipologia di apparecchio almeno uno degli assi delle ruote non è fisso. I treni di ingranaggi epicicloidali vanno a formare un sistema di ingranaggi satelliti, ovvero montati su un organo porta-satelliti chiamato planetario, che ruotano intorno ad un pignone centrale, detto solare. L’appellativo di epicicloidale deriva dal moto dei cosiddetti satelliti, simile a quello che si supponeva avessero i pianeti del sistema solare del sistema tolemaico, in cui si ipotizzava l’esistenza di moti detti epicicli.
- A vite senza fine 6÷24V DC: questo motoriduttore contiene nella sua riduzione una ruota cilindrica elicoidale con angolo d’elica molto grande, solitamente compreso tra 70° e 85° e un basso numero di denti, chiamati princìpi. Viene definito a vite senza fine in quanto la sua rotazione ha il solo scopo di essere trasmessa, come in tutte le ruote dentate. Sul rapporto influisce l’inclinazione del filetto della vite e il numero dei denti (Z) della corona. La trasmissione del movimento è di norma dato dalla vite; questo permette di mantenere una situazione statica all’uscita del sistema.
- 230V AC: questo modello monta un motore asincrono monofase, caratterizzato da un campo magnetico indotto che ruota in maniera asincrona con il campo magnetico dello statore. Non ha un senso di rotazione specifico, che può essere deciso in fase di assemblaggio.
Su richiesta, c’è la possibilità di integrare questo dispositivo con un encoder elettromagnetico o con una scheda di regolazione velocità. L’encoder magnetico sfrutta la variazione del campo magnetico creata da un disco, che può essere dotato 2 o più poli: la variazione del campo magnetico viene raccolta da sensori magneto-resistenti che inviano l’informazione al PLC o CNC. L’encoder permette di ottenere informazioni riguardanti velocità di rotazione, il senso di rotazione e la posizione assoluta dell’albero encoder. Le applicazioni in cui viene utilizzato il motoriduttore con encoder possono essere molteplici. Le principali sono le macchine utensili o di lavorazione del materiale, nei robot, nei sistemi di retroazione su motori, negli apparecchi di misura e di controllo, negli ascensori per vending e negli attuatori industriali.
La scheda di controllo velocità va a modificare la tensione di alimentazione del motore attraverso un potenziometro manuale e permette la regolazione della velocità in entrata all’apparecchio. La scheda fornita ha un range di alimentazione da 0 a 30 V ed è dotata di un potenziometro con portata massima di 4,0 A.
Quali sono i campi di applicazione del motoriduttore?
Il nostro motoriduttore può essere sfruttato in molteplici settori, ciascuno diverso dagli altri. Per esempio, si può impiegare nel settore dell’agricoltura, nelle macchine raccoglitrici delle mele, ma anche in quello alimentare. Svariati modelli sono impiegati nelle macchine distributrici di snack, cibi freddi e caffè, ma anche nei distributori di prodotti farmaceutici. Quello epicicloidale è molto apprezzato nel campo elettromedicale e viene scelto per l’applicazione in attuatori lineari, anche in casi dove si ha uno spazio limitato per la sua applicazione. In generale, la versatilità del nostro apparecchio permette di essere utile per molteplici macchine nel campo industriale, senza porsi limiti in merito all’uso finale.